I PREMI DE LO SPIRAGLIO FILMFESTIVAL DELLA SALUTE MENTALE 14° EDIZIONE
Vince il lungometraggio ANNA di Marco Amenta. Successo per la quattordicesima edizione che ha avuto tra gli ospiti Vittorio Lingiardi, Micaela Ramazzotti, Francesco Munzi e Matteo Garrone che ha ricevuto il Premio Speciale - Lo Spiraglio Fondazione Roma Solidale Onlus
Si è concluso a Roma, con una notevole partecipazione di pubblico, la quattordicesima edizione de Lo Spiraglio Filmfestival della salute mentale. Diretto da Federico Russo per la parte scientifica e da Franco Montini per quella artistica e organizzato da ROMA CAPITALE e dal Dipartimento Salute Mentale della ASL Roma 1 in collaborazione con il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, il festival, a cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, si è confermato come appuntamento immancabile per capire, pensare e conoscere a fondo il mondo della salute mentale.
Al centro della kermesse la persona e non la malattia così come fra i temi dei ventitrè film presentati. Due film fuori concorso, tra cui una versione integrale di E tu slegalo, di Maurizio Sciarra, dedicato al centesimo compleanno di Franco Basaglia, ed una anteprima assoluta di Lo Spiraglio, un corto prodotto dal festival. E poi quattro film che hanno concorso al premio SAMIFO e otto lungometraggi e altrettanti corti valutati da una doppia giuria di critici, esperti, utenti e operatori.
Nel Focus sulla salute mentale in carcere, lo scorso 3 aprile sono stati scelti alcuni film che hanno aperto la manifestazione nella Casa circondariale di Regina Coeli: “Indipendenza da gioco” di Benedetto Alessandro Sanfilippo e “Kvara. Una storia d’amore e di pallone” di Raffaele Iardino e Mario Leombruno sono stati presentati ai detenuti.
A Matteo Garrone è andato il Premio Speciale “Lo Spiraglio Fondazione Roma Solidale Onlus 2024”.
La massima affluenza per Felicità, opera prima di Micaela Ramazzotti, che ha raccontato in un dibattito dedicato alle famiglie disfunzionali, il dramma di figli su cui si riversano i fallimenti dei genitori.
Il Premio “Premio Luciano De Feo” è stato assegnato a “Salvate dai pesci. Racconti dalla sezione femminile di Rebibbia” di Stefano Corso.
Il Premio “Fausto Antonucci” di 1.000 euro al miglior cortometraggio è andato a Wings di Fivos Imellos: con il passo del thriller, i dialoghi ritmati e una camera sempre mobile, Wings trascina nella trama prima ancora di iniziare a parlare di salute mentale. È solo dopo aver consentito la piena immedesimazione dello spettatore nella vicenda che è possibile scoprire cosa significhi vivere nella condizione dei protagonisti.
Menzione speciale per Miranda’s Mind di Maddalena Crespi, per come la regista ha narrato il confine sottile tra realtà e immaginazione, condensando attraverso un racconto per immagini di grande raffinatezza tutta la forza dirompente di una mente creativa alla ricerca di se stessa.
Il Premio “Jorge Garcia Badaracco – Fondazione Maria Elisa Mitre” di 1.000 euro al miglior lungometraggio è stato assegnato ad Anna diMarco Amenta, per la maniera in cui ha saputo raccontare una particolare condizione mentale con gli strumenti del cinema moderno, evitando il ritratto della condizione della protagonista come uno svantaggio ma ribaltandola nel racconto di una determinazione fuori dal comune per una causa universale.
Il Premio SAMIFO di 1.000 euro assegnato da una giuria dedicata, ha decretato che il film che meglio ha raffigurato gli aspetti legati alla transculturalità e alla vulnerabilità delle persone migranti è stato Trascendence: A Journey of Hope and Healing di Jane C. Wagner e Tina di Feliciantonio.
Trascendence ha saputo ritrarre il trauma di quattro persone che hanno sofferto torture e hanno potuto scappare dai loro paesi di origine, per essere finalmente assistiti nel centro Bellevue di New York e dopo anni di trattamento psichiatrico sono voci essenziali nella lotta contro la tortura e gli abusi: sono le voci di Souleymane dal Tchad, Kalsang dal Tibet, Kadijatu di Sierra Leona e Donrodge dalla Jamaica.
Menzione speciale per My name is Aseman di Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti, in quanto richiama con efficacia l’attenzione dello spettatore sulla vita quotidiana dei migranti, e tra essi le vittime di tortura tra dinamiche di accettazione e di rifiuto.