AL VIA IL VENICE DIALOGUE TRA SCIENZIATI E POLITICI: SMENTENDO UNA NARRAZIONE DIVISIVA, TUTTI I PARTITI EUROPEI HANNO ACCOLTO L’INVITO A RISPETTARE GLI OBIETTIVI SU CLIMA E BIODIVERSITÀ
L’incontro, alla vigilia delle elezioni europee, è stato aperto da una presentazione scientifica di altissimo livello. Filippo Giorgi, del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste, ha mostrato come il global warming sia in Europa doppio rispetto al resto del mondo (2,5° di aumento della temperatura invece di 1,2°), e come le precipitazioni tendano ad aumentare nelle regioni settentrionali e diminuire in quelle meridionali, esasperando i problemi agricoli di entrambe le latitudini. La situazione dei ghiacciai alpini, importante riserva idrica, è poi una delle più gravi: i due terzi scompariranno entro il 2100, mentre possiamo ancora salvare il terzo restante.
Helena Freitas, Rappresentante UNESCO per la Protezione della Biodiversità e lo Sviluppo Sostenibile, ha sottolineato come ora si parli di Contributi della Natura alle Persone, per evidenziare lo stretto legame della nostra vita con gli ecosistemi, i cui equilibri sono delicatissimi (ha fatto l’esempio dell’uccello che non trova più la fioritura dell’albero al momento della sua migrazione, cambia rotta e l’albero perde il suo impollinatore), equilibri che stiamo mettendo sotto pressione: tra i mammiferi del pianeta, noi umani pesiamo ormai per il 36%, i mammiferi che alleviamo per il 60% e quelli selvatici solo per il 4%, mentre il 70% degli uccelli è ormai costituito da pollame.
Max Kotz, del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha evidenziato come il 50% PIL mondiale dipenda dalla natura e come avremo danni a causa del riscaldamento globale, tra qui e il 2050, stimati intorno al 20% della nostra capacità economica - sei volte superiori ai costi della transizione e destinati a salire grandemente se non rispetteremo gli obiettivi scientificamente necessari: perché restare nei due gradi di aumento della temperatura è la miglior scelta possibile anche solo da un punto di vista meramente economico. Ha inoltre sottolineato come l’impatto del clima si ripercuota sull’inflazione: il prezzo del cacao è ora due volte sopra il massimo storico del 1977, per via di una diminuzione dei raccolti dell’11%, dovuta all’aumento della temperatura.
Antonello Pasini, fisico del clima del CNR e coordinatore del Comitato scientifico La Scienza al Voto, promotore dell’incontro con il Deutsches Klima Konsortium, la Società Italiana di Scienze del Clima e la European Climate Research Alliance, ha quindi cercato di colmare il gap tra la comunicazione scientifica e la decisione politica: gli scienziati devono offrire una percezione immediata del rischio, non sottovalutare il compito che attende politici e cittadini, essere consapevoli che ogni visione del mondo ha un suo particolare percorso di accettazione del dato reale; possono però essere molto utili alla politica, per aiutare nel valutare l’efficacia degli strumenti di azione e per offrirne il più ampio ventaglio possibile, tra cui le forze politiche possono scegliere quelli più consoni con i propri valori - per questo nasce il Venice Dialogue.
Sono poi intervenuti i rappresentanti delle sette famiglie politiche europee a parlare appunto dei valori che li ispirano nella lotta alla crisi climatica e ambientale, e a cominciare un dibattito sugli strumenti a disposizione.
Nicola Procaccini, co-capogruppo a Strasburgo dei Conservatori e Riformisti Europei, ha sottolineato come la tutela del patrimonio naturale sia un valore fondante della visione conservatrice del mondo. I conservatori condividono quindi pienamente gli obiettivi scientifici, ma prediligono un approccio meno conflittuale, che tenga maggior contro delle peculiarità dei diversi settori e paesi in cui si interviene e dia la parola anzitutto a coloro che con la natura hanno un rapporto quotidiano, di sostentamento, come gli agricoltori, gli allevatori, i pescatori.
Antonio Cecini, funzionario europeo e candidato alle elezioni europee per il Partito Popolare Europeo, ha evidenziato come il New Green Deal europeo non costituisca una nuova ideologia, ma sia il risultato di un approccio pragmatico, in quanto la via più efficace per la costruzione di una Europa più ricca, innovativa e competitiva: perché, se solo con la protezione del clima si può avere una economia competitiva, solo una economia competitiva permette una protezione sostenibile del clima. E ha sottolineato il ruolo della ricerca scientifica per mettere a punto delle politiche che siano fondate su dati concreti.
Nikolaj Villumsen, vice-capogruppo a Strasburgo della Sinistra, ha evidenziato come sia necessaria una valutazione scientifica indipendente delle politiche sul clima, per assicurarsi che le azioni siano efficaci. Inoltre, poiché il mercato si è rivelato non all’altezza della sfida, sono necessarie delle politiche industriali, che creino lavoro e una società giusta - non è solo una preferenza politica, ma anche l’ovvia constatazione che chi si sente lasciato indietro non appoggerà la transizione, il cui costo dovrò ricadere su coloro che inquinano e su coloro che possono permetterselo.
Benedetto Della Vedova, parlamentare italiano membro della Commissione Esteri della Camera, parlando per Renew Europe e citando Mario Draghi, ha evidenziato come sopportare i costi della transizione ecologica sia una necessità, se non vogliamo pagare poi quelli del disastro. Al tempo stesso, è necessario porre attenzione alla produttività, incentivando una riconversione industriale in grado di competere con quella di USA e Cina, ed è cruciale occuparsi degli aspetti sociali, accompagnando i cittadini che dovranno affrontare i necessari cambiamenti nelle loro vite quotidiane. In questo processo, è indispensabile il dialogo con la scienza.
Elena Lizzi, parlamentare europeo e vicecapolista in Italia per Identità e Democrazia, ritiene la transizione fondamentale per tutelare la generazione presente e quelle future, ma dovrà essere giusta ed equilibrato, centrata sui cittadini e sulle imprese, e non ideologica: la prossima Commissione dovrà avere un approccio più legato alla competitività industriale, perché si affronti la minor regolazione di cui godono USA e Cina, che sono poi i maggiori inquinatori, e non si regalino i posti di lavoro ai competitor internazionali bensì li si creino in Europa. In questo, è importante un costante scambio con la comunità scientifica.
Annalisa Corrado, incaricata di clima e green economy nella segreteria PD e vicecapolista per i Socialisti & Democratici euroei, è contenta che finalmente si discuta in campagna elettorale di una questione centrale, la crisi climatica: affrontarla non è solo un dovere morale verso coloro che ne subiscono gli impatti maggiori, ma la sola opportunità per rivitalizzare l’industria italiana e creare una società più giusta, ricca e in pace. Sbaglia la destra ad attaccare il Green New Deal e a mettere in contrapposizione le questioni sociali con quelle del clima, si può raggiungere una giustizia sociale solo se si raggiunge una giustizia climatica.
Cristina Guarda, consigliere regionale Veneto e capolista per i Verdi (in Italia alleati con la Sinistra), nel corso dell’incontro ha assorbito dagli scienziati conoscenza e passione; “Ascoltiamo la scienza”, gridano giustamente da anni i nostri ragazzi, e invece molti politici oscillano tra negazione e rassegnazione. I Verdi vogliono raggiungere l’indipendenza energetica nel 2035, anche perché le rinnovabili creano il triplo dei posti di lavoro rispetto alle fossili, è la scienza stessa a dirlo. Come coltivatrice, poi, vorrebbe che fossero riviste le politiche del settore: non bisogna privilegiare la quantità, ma la tutela delle risorse agricole.
L’incontro si è concluso con la presentazione di un “Accordo europeo per uno stretto dialogo tra le famiglie politiche e la comunità scientifica”, che riprende i punti dell’incontro e che gli scienziati hanno invitato le famiglie politiche europee a firmare alla fine della campagna elettorale, il 5 giugno, Giornata Mondiale dell’ambiente, a Roma presso il CNR, prossima tappa del Venice Dialogue.