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IL TOURING CLUB ITALIANO PRESENTA MAPPE, UNA RIVISTALIBRO SU NUOVE FILOSOFIE DEL VIAGGIO, STORIE E GEOGRAFIE SU COORDINATE INUSUALI, PER STARE NEL TEMPO E ALZARE LA LINEA DELL’ORIZZONTE

Il Touring Club Italiano lancia Mappe, libro con la scansione di una rivista e rivista con l’eleganza di un libro, per dare voce all’idea di disegnare territori immaginari intorno a un tema diverso ogni numero, ogni tre mesi, mescolando diversi generi - riflessioni, reportage, racconti, graphic novel - e linguaggi, perché diversi sono i paesaggi che incontra il viaggiatore.

Il risultato è un palinsesto di testi, immagini, disegni, cartine, pensato per creare suggestioni, non suggerire destinazioni: l’incrocio sorprendente di storie e geografie originali.

Pensata dal Touring Club Italiano per far riscoprire il piacere della buona lettura, Mappe è una rivistalibro che informa, diletta e crea immaginari. Disegnato dallo Studio XXY è anche un bell’oggetto da sfogliare, leggere, conservare e collezionare.

«Mappe - spiega Ottavio Di Brizzi direttore editoriale TCI - è il primo frutto di una stagione nuova per la nostra casa editrice: una rivistalibro che si sfoglia in ampiezza come un periodico, si conserva e si legge in profondità come un volume: approda in libreria per ampliare il proprio dominio nel campo della geografia sentimentale, rivedere un po’ la segnaletica, con il semplice intento di produrre degli atlanti mobili e singolari, proporre suggestioni più che destinazioni, alzare la linea dell’orizzonte, provare qualche rotta inesplorata».

«Frutto di un lavoro collettivo delle redazioni Touring - continua Giulio Lattanzi, direttore generale TCI - curato da Stefano Brambilla, Barbara Gallucci, Tino Mantarro e Chiara Schiavano, Mappe è figlio delle tante anime del Touring Club Italiano (editoria libraria, periodici cartacei, testate digitali, archivio storico) e rappresenta anche un laboratorio di futuro».

Il trimestrale in vendita in libreria a 19,50 euro (scontato per gli iscritti TCI che lo acquistano su touringclubstore.com e nei Punti Touring). Ogni numero avrà un andamento monografico con temi talvolta cruciali, talaltra eccentrici, che illustrerà con originali varietà di registri e di rotte.

In libreria dal 9 aprile, il primo numero di Mappe è dedicato ai Confini: geografici, fisici, ma anche invisibili e immaginari,  filosofici, politici, gastronomici. La copertina è firmata dal fotografo Luigi Ghirri, è un’immagine realizzata a Brest, nel 1972, per la serie Luce Naturale che include, come spiega lui stesso, enigmatiche figure di spalle, con un vetro a renderne sfuocati i contorni, lasciando quindi spazio a chi la guarda per immaginare chi sono, dove sono, che cosa stanno facendo

Mappe si dispiega in 192 pagine di storie dai confini d’Italia e del mondo, utili per riflettere sull’irrazionalità delle linee che dividono – o uniscono – le persone. Il volume è organizzato in quattro parti, movimenti di un unico percorso: Tracciare, Immaginare, Superare, Ripensare.

Sezioni disegnate ispirandosi alla lezione di Erodoto che, come spiega il filosofo e conduttore radiofonico Pietro Del Soldà nel pezzo introduttivo «scardinò con un unico gesto le barriere che irreggimentavano il suo mondo, valicando i confini fisici superò anche il confine tra la teoria e l’azione concreta».

Abituati a pensare i confini come una linea, tracciata nella pietra e scritta nella storia, con il saggio dell’antropologo Pietro Zanini capiamo che il confine, invece, è anche una zona di incontri e di sovrapposizione di storie e prospettive. Nonostante questo c’è ancora chi li contesta, come i francesi, che sul Monte Bianco vorrebbero riscrivere il confine con l’Italia stabilito dal trattato di Torino nel 1860, appellandosi a un documento del 1796 di cui non c’è copia negli archivi, come racconta un approfondimento di Paolo Paci.

Ma si sa, e lo spiega bene anche un’infografica che illustra l’evoluzione delle frontiere del nostro Paese dall’Unità a oggi: i confini nascono, si spostano e alle volte magari scompaiono. Spesso sono linee immaginarie, di cui poco si curano i pastori Kuchi in Afghanistan, con i quali ha passato un’estate Bruno Zanzottera, autore del portfolio fotografico presente nel numero. Spesso sono nati quasi per gioco, come quello tra «Roma Sud che da sempre è considerata popolare, bonacciona, autentica», come spiega la firma de Il Foglio Michele Masneri nel suo intervento, e Roma Nord «da sempre sinonimo di ricchezza. Anche qui, però, non si riesce mai a mettersi d’accordo sui confini. I Parioli rientrano in Roma Nord?». Anche se la loro invenzione segna la vita e la morte delle persone, come illustra La Faglia, graphic novel sui generis degli spagnoli Carlos Spottorno e Guillermo Abril, che con un linguaggio inatteso, quello di un fotoromanzo Anni Ottanta, affronta la questione del confine tra Alto Adige e Tirolo.

Ma i confini sono fatti per essere superati: lo sanno bene gli abitanti di Schengen, orgogliosi che il nome del loro villaggio alla periferia del Lussemburgo sia sinonimo di libertà di passaggio. Quella che non hanno i migranti, raccontati dal giornalista polacco Andrzej Meller, ritiratosi a vivere sulla frontiera tra Polonia e Bielorussia e coinvolto in un’operazione di aiuto di profughi afghani.

I confini protagonisti del primo numero di Mappe non sono solo storici e geografici, ma anche linguistici e metaforici. Sono i confini dello spazio di cui parla l’astronauta Umberto Guidoni, e quelli fisici e personali della disabilità che deve affrontare ogni giorno Valentina Tomirotti.

Reali o meno, una cosa è certa: i confini sono da ripensare. Lo hanno capito a San Diego e Tijuana, dove due comunità sorelle tra California e Messico cercano di capire come andare, con l’aiuto del design, oltre al muro che le divide. «Perché - spiega la scrittrice Andrea Marcolongo nel testo introduttivo - i confini sono fatti di porte e sbarre chiuse a doppia o tripla mandata. Esistono soprattutto per essere aperti, per essere sfidati, per accogliere e lasciare entrare, la luce, il vento, gli altri. E anche una dimensione nuova di noi».