Max Giusti e Stefano Meloccaro presentano “I Diari della Racchetta”
L’onda lunga dei successi consecutivi di Jannik Sinner, agli Australian Open e al torneo di Rotterdam, catalizza l’attenzione mediatica e apre il campo a “I Diari della Racchetta”, il talk tutto dedicato al tennis e ai suoi “gesti bianchi”. Ad animarlo, due prime firme del mondo dello spettacolo e dello sport: Max Giusti, che gestisce, tra l’altro, “Play Pisana”, l’accademia romana di tennis aperta senza distinzioni a tutti gli amanti della racchetta (da lì è passato anche Luciano Darderi, nuova promessa del tennis azzurro), e Stefano Meloccaro, apprezzato giornalista di Sky Sport.
Sullo sfondo di uno spogliatoio, in cui fa bella mostra di sé l’ultima racchetta usata da Adriano Panatta, le voci di Max Giusti e Stefano Meloccaro si rincorrono, come fossero una pallina da tennis che rimbalza da una parte all’altra della rete in un palleggio continuo, tra curiosi aneddoti, rivelazioni e battute a ripetizione.
Max Giusti, in particolare, ricorda la sua prima volta su un campo da tennis. «La mia è stata una vocazione tardiva. Quando ero un ragazzino il tennis era considerato uno sport per ricchi, settario, praticato per lo più in circoli privati dal figlio del dentista. Ed è anche per questo motivo che il circolo che gestisco è aperto a tutti senza bisogno di essere soci. La filosofia che lo governa è quella di dare tutto ciò che serve ai ragazzi sia per divertirsi sia per provare a diventare dei campioni».
Un campo da tennis che è anche una palestra di vita, in cui Max Giusti insegna ai ragazzi il giusto atteggiamento in campo in un momento delicato della loro adolescenza. “Non è facile per ragazzi di soli 12 anni giocare lontano da casa con la pressione di portare a casa un punto, mentre i tuoi amici si divertono nel cortile sotto casa. Il tennista investe di suo. Per mantenersi un tennista oggi deve stare almeno nelle prime 200 posizioni del ranking ATP. Ma occupare quella posizione non gli garantisce comunque di vivere di rendita a fine carriera».
Nel corso della chiacchierata Max Giusti nomina il suo campione di sempre. Una scelta del tutto inaspettata. “Se devo fare un nome faccio quello di Gustavo Kuerten. Vedere un campione come lui giocare ogni giorno sul dolore mi ha emozionato”, e tratteggia la parabola descritta da Sinner, dai suoi primi passi fino alla consacrazione a numero 3 del ranking mondiale.