Media Key intervista: Antonio D’Ambrosio, CEO di Disc to Disc
Come vi siete organizzati per portare avanti il vostro lavoro in questa emergenza sanitaria?
Per noi che abbiamo da sempre più sedi dislocate passare da ufficio a casa non è stato un grosso trauma: tutti i nostri server sono strutturati per comunicare tra di loro in rete protetta, già da 10 anni. Dal giorno del lockdown i nostri fonici con le loro DAW a casa hanno potuto svolgere il normale lavoro come in ufficio.
Vista l’impossibilità di accesso dei doppiatori in sala ci è sembrato più sicuro tenere tutti a casa, sia fonici sia producer, e tutte le incisioni fatte fino a oggi sono state realizzate in link.
In teoria il lavoro di una produzione audio permette di lavorare con poche persone alla volta, senza assembramenti. È davvero così, e questo vi favorisce in questo momento?
Il lavoro creativo, quello delle incisioni con il doppiatore, è un po’ penalizzato... ma nemmeno più di tanto, in quanto il nostro sistema “RAPP (Remote Audio Post Production)” limita più possibile il gap perché integra audio video in realtime in qualità e senza perdita di sync.
Per quanto riguarda il lavoro tecnico, quindi di mix e montaggio, questo viene realizzato già da un paio d’anni in sala dal fonico e dal producer, tranne casi eccezionali, poi il cliente riceve il risultato finale e ci dà i suoi feedback.
L’emergenza attuale potrebbe aver spinto le aziende a un cambiamento nelle strategie media. State notando, ad esempio, una maggiore richiesta di spot radiofonici, in teoria più facili da realizzare in questo momento?
Lavoriamo spesso con clienti abbastanza grandi che sviluppano campagne integrate, comprendenti Tv e radio e naturalmente la parte social.
Non stiamo ricevendo maggiore richiesta di spot radiofonici, perché i grandi al momento non stanno girando… mancando le campagne Tv mancano anche quelle radio.
Il vostro lavoro ha spesso a che fare con microfoni e sale di registrazione. È stato difficile metterle in sicurezza? Come siete organizzati in questo senso?
Ci stiamo organizzando come viene richiesto per legge, ovvero sanificando, ricambiando aria nelle sale e disinfettando tutto alla fine di ogni turno, ma non prevediamo almeno per i primi mesi un grande afflusso di doppiatori in sala e abbiamo deciso, fino a quando non ci saranno disposizioni più chiare in materia di sicurezza, di proseguire con una parte del nostro personale in smart working e un’altra, molto esigua, in sede.