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Quando il nome “giusto” fa la differenza

Il tuo account social è composto da sigle che capisci solo tu? Usi una parola colta ed ermetica per definire il tuo sito? Meglio un neologismo o una parola esistente per denominare un’impresa? E per lo pseudonimo di uno scrittore? “Nomen Omen” si dice sempre. Ovvero: nel nome è già contenuto il destino di una persona. Per raccontare un prodotto o parlare di una nuova attività bisogna partire dal nome. Lo stesso vale per presentare un’azienda, un evento o il proprio profilo nei social network. Il nome è la prima, e a volte l’unica, occasione che abbiamo per presentarci: poche sillabe per lasciare un segno e farci ricordare.

Per questo ci sono persone che di mestiere inventano nomi come Linda Liguori, che li crea da più di 20 anni per conto di aziende nazionali e internazionali.

Il suo libro edito da Zanichelli:
Nomi & Naming – Scegliere il nome giusto per ogni cosa,
(Zanichelli - Collana Chiavi di Scrittura - 208 pagine, € 13,50)

Una guida che indica il percorso più efficace per trovare il nome adatto.

Infatti se dare un nome sembra facile, attenzione: l’errore è dietro l’angolo e il conseguente rischio “flop” anche. Il testo “vuole aiutare a non cadere nei tranelli per me ovvi, - spiega nella prefazione l’autrice - ma che non lo sono per chi fa tutt’altro nella vita e ha bisogno di battezzare in modo efficace la propria attività e quindi il proprio futuro”. 

Ecco il catalogo degli errori più frequenti: 

  • Scegliere il nome a partire dal dominio: è libero quindi scelgo quello
  • Usare un nome molto simile a quello dei concorrenti o del leader. Il me too non ha mai convinto nessuno; anzi, ci qualifica come i poverini che vengono dopo i grandi
  • Innamorarsi di un nome che però è difficile da pronunciare e da scrivere, perché contiene delle combinazioni di lettere e segni strani, come Y, W, vocali doppie, trattini, &, % …
  • L’effetto “Rosabella”: optare per un nome significativo solo per noi, come un ricordo, un evento, una data. Nel film “Quarto potere” di Orson Welles bisogna aspettare fino alla fine per capire che Rosebud / Rosabella è la slitta del protagonista da bambino
  • Scegliere un nome descrittivo e troppo vicino al prodotto, che risulta arido, secco e trasmette poca emozione
  • Scegliere un nome provocatorio e audace: se può andare bene per un account twitter che fa satira, non è lo stesso per una marca o azienda
  • Scegliere un nome modaiolo, una forma slang, una formula o un modo di dire in voga oggi: dopo due anni risulterà vecchio e superato
  • Innamorarsi di nomi troppo colti (una parola greca, una lingua straniera): per molti non saranno comprensibili
  • Scegliere le sigle. Non comunicano nulla al primo impatto (e al secondo). Anche conoscendo le parole che contengono, si dimenticano, si confondono e non lasciano nulla
  • Scegliere un nome scontato e un po’ banale quando invece la proposta è veramente originale e rivoluzionari. In questi casi anche il nome deve essere pazzesco!

Quindi ecco un piccolo quanto esaustivo manuale d’istruzioni per imparare, innanzitutto, come miscelare gli ingredienti per l’appellativo ideale: creatività, ricerca, metodo e determinazione. Il testo mostra come usare strumenti utili per il naming: brief, mappe mentali, name storming e name test. Aiuta ad inventare neologismi oppure scegliere il nome efficace tra parole esistenti. Risponde a quesiti quali: meglio un nome evocativo o uno descrittivo? Che tono di voce e stile si adatta meglio all’immagine che si vuole trasmettere? Ci rappresenta di più una parola inglese o un’espressone italiana?

Nel libro - che fa parte della collana Chiavi di scrittura di Zanichelli – si trovano molti esempi di brand vincenti ma anche esercizi su come declinare una parola in modi diversi: una caramella alla frutta può chiamarsi FRUTTUOSA ma anche BUONA FRUTTA. Oppure può combinare più parole: FRUTTABELLA / TUTTAFRUTTA, FRUTTANTA / FRUTTARTE fino ai giochi linguistici come SFRUTTAFRUTTA / FRU-FRU / FRUIZ / FRU.IT.

E una volta coniato il nome? Una serie di indicazioni utili su come diffonderlo (es. logo, payoff, costruzione del nome di dominio e degli account social); come proteggerlo (es. registrare il marchio) e all’occorrenza come rinominarlo.

L’autrice
Linda Liguori studia e inventa nomi da più di 20 anni. Ha cominciato in un’agenzia di naming e ora lavora come consulente. Collabora con aziende italiane e internazionali (Ferrero, SEAT, Gruppo Montenegro) per creare nomi di prodotti, servizi, attività e aziende.

Fa parte di una rete internazionale di società ed esperti di naming e ha già pubblicato testi, saggi e articoli sul brand naming. Nel blog www.lindaliguori.it/ raccoglie le sue riflessioni sul naming.